Volontari da tutta la Svizzera

Foto di gruppo scattata fra l’ex ricovero comunale (sulla sinistra) e il Palazzo Tognazzini. I due edifici vennero entrami utilizzati da volontari quali locali di servizio, mensa e dormitorio.

I primi volontari del neonato Servizio civile svizzero giunsero a Someo un mese dopo il Disastro e se ne andarono definitivamente il 19 dicembre 1924. Durante 57 giorni, dei quali 49 lavorativi, operando in media otto ore al giorno per un totale di 3’800 giornate, ripulirono e livellarono quasi 1700 metri quadrati di terreno, rimossero più di 4000 metri cubi di macerie, costruirono il canale in pietra che si trova ad est del villaggio, eressero muri in sasso di sostegno e di protezione. Ripararono anche il vecchio lavatoio e procedettero all’installazione dell’impianto della luce elettrica nella scuola. Per la costruzione dei muri e lo sparo delle mine (480 colpi tutti esplosi rigorosamente a mezzogiorno!), i volontari furono affiancati da una decina di operai qualificati: muratori, scalpellini, minatori ticinesi e italiani. I volontari giunti a Someo furono complessivamente 310. Il massimo fu raggiunto il 25 novembre con la contemporanea presenza di 153 persone attive sul terreno e nelle retrovie: cucina e servizi di supporto. Fra di loro anche un consigliere nazionale e “il figliolo di un grande industriale di Zurigo”.

Foto di gruppo scattata fra l’ex ricovero comunale (sulla sinistra) e il Palazzo Tognazzini. I due edifici vennero entrami utilizzati da volontari quali locali di servizio, mensa e dormitorio.

Lavori di sgombero alla Fordèta d Fòra dove la frana rase praticamente al suolo tre case e alcune stalle.

La condotta e l’entusiasmo dei volontari furono in generale soddisfacenti. Solo 15 uomini dovettero essere rinviati a casa prima del previsto. La loro salute fu sempre ottima ad eccezione di qualche raffreddore dovuto alla stagione. Nessun incidente grave funestò la loro attività. I rapporti con la popolazione furono sempre molto cordiali. Al momento della loro partenza le autorità locali e cantonali rilasciarono degli attestati elogianti l’opera prestata. Anche dal pulpito della chiesa vennero pronunciate parole di viva riconoscenza. Al momento del congedo il Consiglio di Stato espresse pubblicamente a Pierre Cérésole (“padre” del Servizio civile svizzero che qualcuno arrivò a definire “il filantropo di Someo”), “la più viva e sentita gratitudine”. A ricordo del loro lavoro i volontari incisero, in lettere maiuscole sul blocco di quarzo di un muro (da loro costruito) e in un blocco di pietra, l’iscrizione (tuttora visibile): “Ricordo. Volontari – MCMXXIV”.

Con la pala e il piccone

In Svizzera la battaglia per il riconoscimento del servizio civile (combattuta a colpi di atti parlamentari, iniziative e petizioni) è durata oltre un secolo e si è definitivamente conclusa nel 1996 con l’introduzione del servizio civile per gli obiettori di coscienza. Nel nostro paese, i primi passi di un movimento che avrebbe dapprima portato alla nascita del “Servizio civile internazionale” furono compiuti dal pacifista svizzero Pierre Cérésole su modelli analoghi già presenti in altre nazioni europee. L’idea di fondo dei promotori era quello di sostituire il servizio militare con un altro tipo di “servizio” eseguito a titolo del tutto volontario, sovranazionale e svincolato da qualsiasi credo ideologico o religioso. Nel 1924 nacque così una sorta di servizio civile modello a cui parteciparono numerosi obiettori di coscienza che si dimostrarono solidali e immediatamente utili a Someo.

Fonte

Il fondatore del Servizio civile a Someo

Pierre Cérésole (1879-1945) ottenne il diploma di ingegnere meccanico e conseguì il dottorato presso la facoltà di scienze. Ingegnere dal 1913 al 1918, soggiornò in Germania, negli Stati Uniti e in Giappone. Dopo il suo ritorno in Svizzera insegnò in varie scuole. Dal 1916 si dedicò a innumerevoli attività pacifiste: nel 1920 fu cofondatore del Servizio civile internazionale con l’organizzazione, presso Verdun (Francia), del primo campo di servizio civile volontario. Nel 1922 fece parte dei promotori della petizione per il servizio civile; nel 1924 fondò il Centro svizzero di azione per la pace. Assieme al fratello Ernst organizzò vari cantieri in Svizzera e nelle Indie. Sempre preoccupato dalle questioni matematiche, religiose e morali, nel 1936, dopo aver per lungo tempo collaborato con alcuni suoi membri, aderì alla Società degli Amici (quaccheri).

Fonte: Marc Perrenoud: "Cérésole, Pierre", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 13.07.2005 (traduzione dal francese).

Il “colonnello” pacifista e i suoi uomini

Sono uomini pieni di forza e di vigore, in sul fior degli anni, ai comandi del colonnello Cérésole, diretti con disciplina e ordine militare. Non ricevono soldo; soltanto vitto e alloggio. Sono operai e professionisti di ogni genere che con sentimento altruistico degno di ammirazione si sono annunciati per portare soccorso ai disgraziati abitanti di Someo. Ne abbiamo avvicinati e interrogati alcuni. Un bel giovane biondo e fiorente, protetto da un grosso paio di guanti per non guastarsi le mani e che sta sollevando una trave, ci dice che viene da Basilea. «Ho otto giorni di vacanza. Vorrei restare qui sino a Natale». Un secondo, dall’aspetto militaresco, sui 40 anni, sta spingendo un vagoncino carico di materiali. È tutto felice di prestare l’opera sua. È un caporale della gendarmeria a La Chaux-de-Fonds. Altri due, un ingegnere e un impiegato di commercio provenienti dal Canton Zurigo, stanno caricando delle pietre.

Le condizioni di arruolamento

Accampamento sulla paglia, dentro camere. Coperte fornite dal Cantone. Chi ci tiene porti con sé delle coperte o un sacco da servire come materasso. Sussistenza a spese del Comune; cucina fatta da qualche donna; vasellame fornito dal Cantone. Equipaggiamento. Ogni volontario porti due solidi vestiti da lavoro, almeno un paio di robuste scarpe, la biancheria e gli oggetti da toeletta necessari; possibilità di fare asciugare gli abiti e di lavare la biancheria.
Lavoro. Consisterà essenzialmente a levare fango, pietre, legname che ingombrano i dintorni e i pianoterra delle case, a pulire il letto del torrente, a livellare i detriti e a costruire un muro di protezione del villaggio. Ore di lavoro: 48 per settimana. Il Comune di Someo mise a disposizione dei volontari il vecchio ricovero comunale (dove furono installate cucine e mensa) e il “Palazzo”, vale a dire la villa di proprietà della famiglia Antonio Germano Tognazzini. Qui alloggiavano, in condizioni piuttosto precarie e parecchio spartane, i volontari. Fra quest’ultimi figuravano anche alcune “sorelle” addette soprattutto alla cucina e alla lavanderia. Infermeria e letti furono messi a disposizione “dall’ospedale di Maggia”.

Musica, lettura e cinematografo

Per allietare le poche ore libere dei volontari, a Someo furono installate delle sale di lettura e di riunione. Fra i “generi di conforto” si accenna a una stazione radio generosamente offerta da una ditta di Losanna e all’invio, dalla Svizzera interna, di giornali e riviste. Ogni settimana nella sala comunale, con la partecipazione anche della popolazione, si tennero conferenze e “trattenimenti vocali e istrumentali con proiezione di films istruttivi e divertenti”. A sostegno del lavoro sul campo fu istituito anche un Comitato di soccorso per i volontari di Someo che raccoglieva denaro e generi alimentari per sgravare finanziariamente il Comune. Moltissimi furono i pacchi di abiti, biancheria, scarpe per grandi e piccoli generosamente inviati da tutta la Svizzera in aggiunta ai “bellissimi arredamenti: letti, tavoli, armadi, comodini che si spera andranno ad arredare la casa parrocchiale tanto deserta…”.

Canto e musica per tutti

“Domenica scorsa parte dei volontari vennero a Lodano, guidati dal maestro Lanotti, per una rappresentazione di cinematografo cui intervenne specialmente il mondo piccino. Peccato che la luce facesse discretamente cilecca. Tutti si divertirono ugualmente e i volontari si fecero applaudire assai colle loro produzione di canto e suono in cui sono maestri i nostri confederati. Stesso successo lo riscossero giorni dopo a Maggia”.

Fonti diverse:
SOMEO, Service Civil Volontaire, D’après les Récits des Volontaires, Groupés par Hélène Monastier.
Pubblicato dal Centre Suisse d’Action pour la Paix.
Sistema Bibliotecario Ticinese (SBT), Archivio digitale dei Quotidiani e Periodici