Intreccio di destini

Nella casa accanto al ponte, dove oggi si trova la piazza comunale, perirono tre donne imparentate fra loro. 

Domitilla Lanotti, nata Perinoni, 33 anni. Moglie del maestro Fulvio Lanotti, casalinga e madre del piccolo Sergio di 2 anni, morto pochi mesi dopo il Disastro per malattia. 

Maddalena Lanotti, 70 anni (nella foto). Suocera di Domitilla Lanotti, fu prelevata da casa sua (rimasta intatta) dal figlio Claudio che la portò – contando di salvarla - nella casa accanto al ponte. Claudio trascinato a valle dalla frana si salvò aggrappandosi a un albero. 

Domenica Tomasini, 49 anni, sorella di Domitilla. Contadina.

Fu verso le 5 di sera

Pioveva a dirotto. Non era ancora del tutto buio. Molti uomini erano qui dove prima c’era il ponte quando improvvisamente l’acqua che scendeva impetuosa pochi momenti prima sradicando alberi e sassi, mancò. Istintivamente gli occhi si rivolsero in alto dove una grossa colonna d’acqua precipitava in basso preceduta dal sibilo sinistro generato dallo spostamento d’aria. Ad un certo punto della valle, in una strettoia, il materiale aveva ostruito il passaggio. La forza dell’impeto e la veemenza della corrente ruppe il fondo dell’improvvisato lago e come un bolide tutto precipitò verso il paese, rompendo e trascinando sassi, tronchi d’albero e macigni. Fortuna volle che la sciagura l’abbiamo vista arrivare e abbiamo potuto salvarci. Fosse stato di notte il bilancio sarebbe stato ben più grave. 

Racconto di un milite del corpo pompieristico di Someo.

Vittoria Righetti, nata Bonetti, 65 anni. Emigrò in California. La casa in cui viveva in affitto da una famiglia Morganti, si trova sulla traettoria del Rì Grand. Trascinata dall’acqua, venne tratta in salvo a piedi del platano ancora esistente nei pressi della Casa comunale. Morì pochi giorni dopo all’ospedale di Locarno. 

Chi fugge, chi si salva, chi muore

Il capostazione dopo la partenza del treno per Locarno – alle 5 pomeridiane – rientrò in casa. Visto il tempo orribile che imperversava e il torrente che ingrossatosi improvvisamente rumoreggiava rabbioso, confidò le sue apprensioni alla moglie. A un tratto nel rombo del temporale ebbe l’impressione di una scossa di terremoto e sentì sobbalzare la casa sotto ai piedi. Agguantò allora la propria bambina come un fardello e, gridando alla moglie di seguirlo, si avviò attraversando i campi con l’intento di raggiungere la casa di una conoscente. Quando vi arrivò, malconcio fra mille stenti, la donna che doveva ospitarli, fuggiva dalla sua casa che rimase illesa. La povera donna, accompagnata dalla figlia (che si salvò), trovò invece la morte sotto la frana del Rì Grand. La sua salma fu recuperata sul greto del fiume a Giumaglio. Il treno delle 5 fece appena in tempo a lasciare la stazione prima che cadessero le due frane. Rimase però bloccato poco lontano da Someo.

Giuseppe Tognazzini, capostazione di Someo. Durante la fase più attiva del maltempo, quattro dei suoi 5 figli furono dati per dispersi. Fortunatamente si salvarono trovando rifugio in case private.

Adolfo Tomasini viveva con la famiglia nella parte ovest del villaggio. Suo padre, preoccupato per le bovine alloggiate in una stalla, si recò a chiamare il figlio per farsi aiutare a spostarle al sicuro. Sotto l’imperversare del maltempo, i due giunsero sul posto proprio quando cadde la prima frana. Morirono entrambi. Il padre fu ritrovato qualche giorno dopo, poco lontano dalla sua abitazione con il manico dell’ombrello ancora in mano. Nel franamento perì anche la domestica valtellinese di Vincenzo Tomasini. Adolfo Tomasini lasciò a piangerlo la giovane moglie con due bambini piccoli. Altre tre vittime si contarono nella famiglia Lanotti. Il maestro Fulvio Lanotti con la moglie e il figlio di due anni, abitava in una casa situata dove oggi c’è la piazza comunale. Udito il fragore della seconda frana che stava per precipitare sul paese, prese in braccio il figlioletto gridando alla moglie Domitilla e alla cognata Domenica di seguirlo. Giunto sull’uscio, sopraggiunse la frana che fortunosamente lo evitò mentre un macigno di grosse dimensioni entrò come un proiettile in casa, sventrandola all’altezza del primo piano. L’uomo si voltò. Non vide più le donne. Corse a portare in salvo il figlio e tornò sui suoi passi. La moglie e la cognata erano scomparse. Le loro salme furono ritrovate alcuni giorni dopo nella cantina allagata. Nel Disastro, il maestro Lanotti perse anche la mamma Maddalena fuggiasca assieme all’altro figlio Claudio fortunosamente sopravvissuto.

Vittoria Righetti, nata Bonetti, 65 anni. Emigrò in California. La casa in cui viveva in affitto da una famiglia Morganti, si trova sulla traettoria del Rì Grand. Trascinata dall’acqua, venne tratta in salvo a piedi del platano ancora esistente nei pressi della Casa comunale. Morì pochi giorni dopo all’ospedale di Locarno. 

Vincenzo Tomasini, 64 anni, in una foto giovanile. Vedovo, maestro di scuola elementare, fu al centro di una tormentata vicenda politica (legata al concorso e successiva nomina del docente di scuola elementare a Someo alla quale partecipò come candidato), che fece scorrere i classici “fiumi di inchiostro” sulla stampa di partito. Lavorò come vice ispettore forestale. In gioventù, operò come agente per una compagnia di emigrazione verso la California. Al momento del decesso era presidente del Consiglio parrocchiale.

Il coraggio di due suore

Sulla sponda sinistra del torrente sorgeva il primo ospizio comunale retto dalle suore Guanelliane che, preoccupate, incominciarono ad evacuare l’edificio dai tre ricoverati: due donne e un uomo. Le prime furono allontanate in sicurezza. Dell’uomo, Eustacchio Antognazzi infermo a letto, si occupò Americo Righetti che se lo caricò sulle spalle. Il gruppetto era appena giunto in strada che lo spostamento d’aria li avvolse. Il Righetti cadde e fu investito dalla furia dell’acqua rimanendo fortunatamente incolume. L’Antognazzi fu trascinato via. Una suora cercò di trattenerlo ma invano. Le due religiose vennero a trovarsi su una specie di isolotto, completamente circondato dall’acqua e dai macigni caduti dalla montagna. In quella tragica posizione dovettero rimanere per circa tre ore prima di essere soccorse.

Adolfo Tomasini, 32 anni, marito e padre di due figli in tenera età. Lavorava in qualità di macchinista presso la Centrale elettrica di Ponte Brolla. Morì assieme al padre Vincenzo che gli aveva chiesto aiuto per spostare le bovine rinchiuse in una stalla poi distrutta dalla prima frana.

Cara sorella ti scrivo…

Immaginatevi miei cari come fu terribile per tutti quella notte nell’incertezza della sorte di ognuno, e sotto l’oscura procella senza speranza di soccorso. Alla mattina seguente vagavano tutti sulle rovine come tanti spettri e senza favella. Povero il mio caro Someo! Pochi giorni prima così lindo e ridente con le sue belle palazzine coi suoi giardini in fiore ora non era che un ammasso di rovine e di rottami, ovunque si vedevano mobilia rotta, materassi e biancheria tutto ciò in somma che di utile e di caro contenevano le case distrutte. Ah! sì miei cari, io non fui presente nell’ora fatale ma quando vidi per la prima volta il mio amato paese le forze mi mancarono. Quelle prime case distrutte mi ottenebrarono la vista, in essa abbiamo avuto anche noi delle care memorie e sotto quelle macerie hanno trovato la morte dei parenti cari. Grandi sono i danni materiali ma più d’ogni altro sono le vittime che ci addolorano e della loro morte non possiamo ancora persuaderci.

Estratto da una lettera di Armida Tunzi-Dalidio alla sorella in California.

Adolfo Tomasini, 32 anni, marito e padre di due figli in tenera età. Lavorava in qualità di macchinista presso la Centrale elettrica di Ponte Brolla. Morì assieme al padre Vincenzo che gli aveva chiesto aiuto per spostare le bovine rinchiuse in una stalla poi distrutta dalla prima frana.

L’interno della chiesa parrocchiale di Someo il giorno dei solenni funerali delle prime sei vittime del Disastro. 

Fra loro: 

Carolina Righetti, nata Tognazzi, 62 anni. Buralista postale, spaventata dal maltempo, decise di scappare di casa. La figlia Verina rimasta fra le mura domestiche invece si salvò. L’edificio non subì danni. La mamma fu trascinata via dalla furia del Rì Grand. 

Eustacchio Antognazzi, 66 anni. Degente presso il vecchio ricovero comunale, fu vittima del Rì Grand. L’uomo che tentò salvarlo nulla poté contro la furia della frana. 

Carolina Piezzi, 70 anni, di Giumaglio. Lavorava come domestica a Someo.

Caterina Della Vedova, 62 anni, domestica di Vincenzo Tomasini. Originaria della Valtellina.